peraltro già riconosciute anche nella grammatica classica: i verbi che indicano azioni (verbi predicativi), come io corro, rido, mangio; e i verbi che assegnano delle proprietà, come io sono sudato, mi sento allegro, divento affamato (verbi copulativi). Dal punto di vista di una grammatica moderna, chiamare sempre verbi tutte queste parole è abbastanza impreciso, e conviene invece dire che i verbi copulativi stabiliscono delle relazioni ISA, svolgendo una funzione molto simile a quello che in matematica è il ruolo del simbolo =.
ANALISI GRAMMATICALE: LE PARTI VARIABILI DEL DISCORSO
Sono considerate parti variabili del discorso il nome, l’articolo, l’aggettivo, il pronome ed il verbo, in quanto possono subire all’interno della frase di una flessione a seconda del genere e del numero per le prime quattro; del modo, del tempo, della persona e del numero per l’ultima.
Le categorie e sottocategorie consegnateci dalla tradizione sono di fatto restate immutabili nei libri per le scuole, ma non, come vedremo tra poco, nelle analisi grammaticale grammatiche di riferimento e nei saggi più specifici. E con ciò siamo a un altro punto dolente. L’analisi grammaticale si esercita di solito su frasi, talvolta su testi più ampi, ma gli allievi sono addestrati ad analizzare ogni elemento in isolamento e non già per le relazioni che intrattiene con gli altri elementi della frase. L’interesse è dunque tutto concentrato sulla natura degli elementi, sulla cui base si decide della loro appartenenza a classi e sottoclassi, mentre la considerazione della loro funzione nel contesto dato viene demandata a un altro tipo di analisi, nota col nome di ➔ analisi logica.